Di ritorno dalla tradizionale fiaccolata del 24 aprile
La manifestazione è andata bene, un grosso successo, se paragonato agli ultimi anni pre e post-covid; non c’erano le 2000 persone indicate dai giornali, ad occhio saranno state più di 5000; la piazza Castello antistante palazzo Madama era tutta piena.
Ma dopo una manifestazione ordinata, pacifica, che rendeva ragione del permanere di una profonda coscienza antifascista “nonostante tutto”, con anche una discreta, anche se troppo bassa, presenza di giovani, entra in scena la provocazione.
Mentre giravo nella piazza, piena di gente, ma assolutamente senza tensione, vedo dal lato della piazzetta reale gente correre; io, come molti altri attorno a me, non capisco, ma poi intravedo il luccichio dei caschi degli agenti che poi spingono un gruppo verso palazzo madama coi modi poco gentili cui ci hanno abituato.
Faccio fatica a capire il perché, non ci sono bandiere ne cartelli, dunque chi saranno, e quando mai in passato la polizia si permetteva di entrare in una manifestazione.
Faccio un breve giro dalle parti del luogo da dove la baruffa è partita e finalmente le cose mi si chiariscono: un gruppetto sparuto di persone, una decina al massimo, capitanate dal consigliere comunale Viale, radicale, ex Lotta Continua, ex Verde, sono lì con bandiere ucraine (passi), della Nato, di Israele. Come aveva promesso ha messo in atto una provocazione: la Nato non esisteva ai tempi della Resistenza, in seguito si è avvalsa di elementi ultrafascisti per prepararsi ad eventuali governi comunisti (ricordiamo Gladio), ha sostenuto regimi fascisti come Franco in Spagna, i colonnelli greci; e oggi è sostenitrice di una politica militarista che è il contrario di quello per cui i partigiani, pur armati, hanno combattuto. Ma dubito che lo scopo di Silvio Viale, che conosco sin dai tempi delle liste verdi, fosse quello di suscitare una discussione sul problema Ucraina oggi; il solo scopo era quello di provocare, sapendo quanto sia osteggiata la presenza di bandiere Nato, non solo dagli autonomi e dai centri sociali, ad una rievocazione della Resistenza.
Lui è un provocatore, ma sa bene di trovare sempre i “polli” che cascano nella rete.
Ed è quello che puntualmente è successo; a questo punto interviene la polizia, non certo con l’intento di difendere i poveri “natisti”, ma anch’essa con intenti provocatori. Entrano nella piazza, spingendo a manganellate gli “untorelli” che volevano strappare le bandiere invise, facendogli attraversare tutta la piazza, impaurendo la gente attorno che faticava a capire cosa stesse succedendo, portandosi dietro il codazzo di fotoreporter professionisti e improvvisati; a vederla da fuori una scena più comica che tragica.
Il clima disteso e la nessuna voglia di farsi coinvolgere dal resto della piazza ha fatto sì che la provocazione riuscisse solo in parte.
Nessun incidente di rilievo, ma il giorno dopo faccio una ricerca su internet mettendo “manifestazione 24 aprile Torino”; mi vengono solo immagini degli incidenti, cariche della polizia, manifestazione turbata ecc.
Era quello lo scopo, di Viale, ma degli attuali nostri governanti e dei dirigenti dell’ordine pubblico, che con questi si trovano molto a loro agio: dimostrare che gli antifascisti sono tutti facinorosi intolleranti, che il 25 aprile è una data divisiva.
Da tutto ciò traggo una serie di insegnamenti: innanzitutto occorrerebbe una disciplina nelle manifestazioni; ai tempi ci si raccomandava, evitare di mettersi a correre, crea panico, mantenere la calma e cercare di capire; poi i provocatori andrebbero isolati, e alle provocazioni non si deve rispondere; se Viale e il suo sparuto gruppetto di non più di 10 persone fosse stato lasciato in pace ed isolato, magari arrivando a mettersi sotto il palco prima di lui, ma senza spingere, rendendo anche fisico l’isolamento, nessuno l’avrebbe notato. Invece che stare addosso ai poliziotti, visto che la piazza è grande, spargersi, fare una catena umana larga, anche la loro provocazione sarebbe stata vana; dal palco, invece di far finta di niente, dare qualche istruzione, magari invitare ognuno a rimanere al proprio posto, e invitare gli agenti a limitarsi a controllare la manifestazione da fuori, che sarebbe il loro compito.
Infine un suggerimento: visto che la cosa si ripete ogni anno, perché gli organizzatori, l’ANPI, non chiedono sin da prima come autodisciplina del corteo, di non portare bandiere di altri stati: ognuno porti la propria bandiera, della propria associazione, quelle che si usavano durante la resistenza; le altre non c’entrano nulla. Se qualcuno vuole fare una manifestazione pro-Nato, se la faccia per conto proprio, non venga a disturbare le altre.
Se gli altri provocano noi dobbiamo essere più furbi e rendere le loro provocazioni vane.