domenica 3 giugno 2018

Risposta ad un intervento di R. LaValle sulla formazione del nuovo governo

(Qui l'intervento originale a cui questa è una risposta)

caro raniero,
anche se non mi conosci sono un tuo estimatore da lunga data, seguo sempre con interesse i tuoi interventi sempre lucidi e puntuali e spesso mi trovo in pieno accordo, ma stavolta, mi dispiace, ma proprio non ci siamo.
Tu parli di ravvedimento operoso; questo è uno strumento grazie al quale il contribuente cerca, pagando subito, di evitare di dover pagare più avanti una multa salata: non ha nulla, intendiamoci, a che vedere col ravvedimento "morale". Anche in questo caso l'allegra compagnia Salvini-Di Maio si è resa conto del madornale errore commesso ed è corsa ai ripari per evitare di pagare prezzi salati più avanti. E' mia convinzione che il ravvedimento sia avvenuto proprio perché questi coraggiosi combattenti che dicevano di dare l'assalto all'Europa, spezzare le reni alla Germania, mettersi contro i mercati ecc. al primo "starnuto" del famigerato spread si son fatti prendere dal panico. Hanno avuto paura che le cose si stessero facendo tremendamente serie, ed andare ad una campagna elettorale in questa situazione poteva essere molto pericoloso; dunque anche qui non c'è nessuna rivolta contro la finanza, siamo ben lontani da quel cercare di rimettere la politica sopra l'economia di cui tu parli, e che condivido pienamente.
Mattarella ha esercitato un potere che gli è garantito dalla Costituzione, che i suoi predecessori hanno esercitato numerose volte, la novità era che in tutta la storia repubblicana i presidenti incaricati hanno sempre accettato di discutere la lista coi ministri, per la prima volta abbiamo assistito ad un diktat, non del presidente incaricato, ma dei capipartito. Non Mattarella ha impedito la formazione del governo ma Salvini e Di Maio si sono rifiutati di formare il governo. Se avessero fatto domenica scorsa quel che poi han fatto dopo, risparmiandoci questo teatrino che ci ha coperto di ridicolo di fronte al mondo intero, il governo sarebbe partito tranquillamente.
Ma il punto che secondo me è più importante e drammatico è il carattere eversivo di questo governo. L'ideologia di fondo, il marchio di fabbrica è quello leghista, di una concezione che costruendo sulle paure, artatamente esagerate, della gente, insegue un nazionalismo pericoloso, rompe il principio di solidarietà, combatte l'Europa non per renderla più democratica, ma per romperla trasformandola in un insieme di nazioni sovrane in lotta tra loro, uno scenario da paura, perché questa era la condizione dell'Europa tra Ottocento e Novecento, e cosa si genera da quell'humus l'abbiamo già visto.
Non serve ribattere che è l'attuale classe politica che guida l'UE a rendere le cose difficili, favorire la rabbia della gente, negare spazio alla politica vera, alta. Tutto ciò è verissimo, ma il rimedio non può essere peggiore del male.
Non vedo perché aspettare a dare un giudizio, cosa intendono fare l'hanno detto e scritto con chiarezza. Dobbiamo invece cercare di capire perché il clima culturale tra la gente si è così deteriorato, perché manca una visione che critichi il sistema per migliorarlo, renderlo più e non meno solidale. Ma non possiamo sdoganare il pensiero xenofobo e securitario, solo perché ci illudiamo che strada facendo saranno un pò meno rudi di quel che finora han proclamato.
Quanto al M5S anch'io, pur non avendolo mai votato, mi ero illuso che potesse portare una ventata di genuinità e di cambiamento, potesse essere lo strumento attraverso cui una nuova politica, vicina ai bisogni degli ultimi e dei penultimi potesse farsi strada. Dobbiamo ammettere la delusione, forse già prevedibile dai pessimi inizi: sui "vaffa" non si costruisce niente.
Invece che attendere che i disastri annunciati nel programma si avverino, dobbiamo iniziare sin d'ora a ripensare ad una opposizione, giacché questa non sarà certo data da un PD in liquefazione responsabile almeno al 50% del disastroso esito attuale. Dobbiamo ricostruire una cultura prima ed una politica che metta la solidarietà tra le persone, la giustizia sociale, la pace e la salvaguardia dell'ambiente (di questo nessuno parla più da un pezzo) come i suoi principali obbiettivi.
Riuscire a costruire una alternativa che dia ai milioni di elettori ex di sinistra che si sono rivolti ai 5stelle la possibilità di essere meglio rappresentati.
Paolo Candelari

lunedì 16 aprile 2018

Siria: due parole per capire e qualche proposta

Dunque ci risiamo.
Come in Irak 1991, Kossovo 1999, Afghanistan 2001, Irak 2003, ecc, ecc. l'elenco potrebbe continuare a lungo: la provocazione di qualche tiranno, la "comunità internazionale" (ma quale comunità?) che si scandalizza e non può restare silente, gli Usa con i fidi alleati UK e Francia, che partono, missili in resta, ed eseguono la punizionei.
In realtà siamo in presenza dell'ennesimo sviluppo di questa dannata terza guerra mondiale a pezzi, che in una spirale sempre più tragica e pericolosa, non si riesce a fermare; e quella siriana, che ne è uno dei pezzi più grossi, dura ormai da 7 anni, con più di 500.000 morti e 2 milioni di profughi. Questi missili aiuteranno il popolo siriano? Assolutamente no! E' la risposta sbagliata che otterrà l'effetto opposto.
Intendiamoci: per Assad non ci sono giustificazioni: si tratta di un dittatore, anzi di un tiranno sanguinario, che non ha mai esitato a usare il massimo della violenza possibile per mantenere il suo potere ed un regime corrotto che nega la libertà. Gli oppositori, ben prima dell'inizio della guerra civile, venivano arrestati e torturati; su questo esistono testimonianze inconfutabili; alcuni li abbiamo conosciuti personalmente perchè vennero a parlare cercando solidarietà da noi.
La narrazione, sposata in maniera del tutto acritica e senza alcun rispetto della verità anche da ampi settori del movimento per la pace, secondo cui prima del 2011 in Siria c'era uno Stato di diritto, tutti vivevano in pace e senza contrasti e che le rivolte sarebbero opera della Cia è falsa.
Le primavere arabe del 2011 sono state un movimento popolare, sia in Tunisia, da dove erano partite, che negli altri Paesi. Si trattava di movimenti spontanei che han colto di sorpresa sia le classi dirigenti arabe che le cancellerie occidentali. In Siria alle manifestazioni pacifiche che chiedevano più libertà Assad ha risposto inviando l'esercito a sparare ad altezza d'uomo; il moviemnto si è radicalizzato e molti han pensato di ricorrere alle armi. E' a questo punto che la parte più democratica e civile del movimento è stata sempre più marginalizzata mentre han preso la mano fazioni e gruppi fondamentalisti e semplici briganti, finanziati e armati da Turchia ed Arabia saudita e dall'Occidente, che ormai da tempo non vede altra soluzione a qualsiasi problema che la risposta armata. E' stato così in Kossovo e così in Libia, Siria e tutto il Medio Oriente.
E' a questo punto che la protesta è degenerata ed è diventata guerra civile di tutti contro tutti, favorendo il prevalere dei peggiori sia da una parte che dall'altra.
Assad porta dunque la responsabilità principale della guerra civile, su questo non ci sono dubbi.
L'intervento della Russia è finalizzato al perseguimento di una politica di potenza imperiale, né più né meno che quello degli Stati Uniti,
Un movimento per la pace queste cose dovrebbe dirle con chiarezza e non schierarsi d una parte in odio all'altra. Che figura ci fa di fronte ai movimenti di opposizione civile non solo in Siria ma in tutto il Medio Oriente, sostenendo, anche se solo a parole, una dittatura quale quella di Assad e tacciando tutti i ribelli senza distinzione, come agenti al soldo della Cia?
Detto questo però non c'è dubbio che l'azione dell'Occidente guidato dagli USA e da Gran Bretagna e Francia sia stata semplicemente demenziale, aggrressiva, di nessun aiuto a chi relamente aspira alla giustizia ed alla libertà. Si sono sostenuti i peggiori fondamentalismi oscurantisti, si nega qualsiasi appoggio ai Palestinesi, unico movimento popolare non (ancora) egemonizzato dai fondamentalisti, si fa dell'Arabia Saudita (un'ISIS di successo) il perno delle proprie alleanze.
E che dire del permesso di "annientamento" dei curdi del Rojava dato al sultano Erdogan? Pensare che quello del Rojava è l'unico territorio dove si pratica un'ampia democrazia, senza discriminazioni religiose, raro esempio di governo laico da quelle parti. O forse è proprio questo che da fastidio!!
Non che i russi si siano scomodati tanto per difendere i curdi, venduti sull'altare del nuovo alleato Erdogan.
Una politica fallimentare quella dell'Occidente, che qualsiasi persona dotata di raziocinio direbbe da cambiare.
I bombardamenti dell'altro giorno sono invece sulla stessa linea di sempre: colpire "vigliaccamente" dall'alto seminando morte e distruzione, lasciando poi che i vari eserciti  locali  sul campo (meglio sarebbe definirle "bande") si scannino tra loro.
Un'azione di aggressione, utile solo ad alzare ulteriormente la tensione, fatta al di fuori di qualsiasi legalità, che solo l'ONU può garantire. Ma anche qui forse è proprio l'autorità dell'ONU che si vuol colpire.
Anche ammesso che l'attacco coi gas ci sia stato e sia stato ordinato da Assad, non spetta agli USA da soli ergersi a gendarmi e giudici del mondo.
Se non si riporta l'ONU al centro, se le grandi potenze, USA e Russia in primis, non si rendono conto che solo riattivando la diplomazia si potranno evitare conflitti pericolosissimi in futuro, la terza guerra mondiale a pezzi continuerà imperterrita e prima o poi l'incidente che porterà tutto fuori controllo arriverà.
E il movimento per la pace cosa può fare? Ben poco anche perchè è estremamente debole, ma alcuni obiettivi si possono perseguire.
Innanzitutto ribadire il no alla guerra "senza se e senza ma": la guerra è sempre "avventura senza ritorno". Questo no va ribadito, urlato in tutte le piazze, le istituzioni, i parlamenti; guai dare l'impressione di essersi ormai assuefatti a questa guerra permanente, tanto le nostre proteste non servono.
Pretendere dai partiti e dai politici che avevano promesso politiche di pace il rispetto di queste.
In particolare va sostenuta e messa in atto la mobilitazione proposta dalla rete della pace: esporre le bandierebdella pace, indire presidi in tutte le piazze disponibili.
Va rafforzata la campagna per il disarmo atomico, spingere il nuovo governo a firmare il trattato ONU del 7 luglio: che l'Italia sia di esempio una buona volta.
Le basi in Italia devono essre indisponibili ad azioni di guerra.
In queste ore e in questi giorni c'è in atto una spaventosa pressione per ottenere l'adesione acritica dei partiti all'atlantismo, principale destinatario il M5S, che sta dando segni di cedimento. Noi dobbiamo esercitare una altrettanto forte pressione per ribadire che la fedeltà deve essere innanzitutto all'art 11 della Costituzione: è non ratificando il trattato ONU che si è fuori della legalità internazionale. Io ritengo che la NATO doveva sciogliersi sin dal 1991, ma anche ammesso che debba rimanere e che per ora non sarebbe prudente mettere in discussione le alleanze occidentali, che sia alleanza e non vassallaggio!
Infine andrebbe ricercato un coordinamento internazionale di chi lotta per la pace e la giustizia col metodo della nonviolenza.
Dobbiamo ribadire e praticare la solidarietà con chiunque si batte contro la dittatura, per la libertà e la giustizia; senza chiedersi preventivamente se è amico o nemico dell'America.
"Dovunque è uno sfruttato, là troveremo schiere di fratelli" recita un vecchio canto ottocentesco; questo dovrebbe essere il motto del movimento per la pace,

sabato 31 marzo 2018

Appunti sulla Pasqua


Ogni anno ci ritroviamo in questa settimana che viene detta santa, a ripercorrere il cammino di Gesù. Nella nostra società consumista e distratta, è quasi un inciampo: il mercato non è riuscito a coprirla di eventi commerciali come il Natale, come fa con quasi tutte le feste, religiose o laiche che siano. Ci sarebbe da chiedersi come mai. Essa rimane come occasione per ricordarsi di una storia di dolore e di gioia che ha dell’incredibile.
In questa strana settimana si toccano i 2 estremi: il dolore più profondo e la gioia più grande. Si parte da un trionfo direi umano, politico quasi: l’entrata in Gerusalemme (domenica delle Palme) è il successo umano che pur è presente nella vita di Gesù e degli umani; è anche la parte più comprensibile, razionale: Gesù predica un messaggio di pace e di amore, rivela i segreti per vivere felici, la gente capisce, lo riconosce come un saggio, non un ciarlatano in cerca di realizzazione per sé, né un moralista cupo e ipocrita. E’ il Gesù forse più accettato, il saggio da mettere vicino ai saggi di cui la storia umana è, per nostra fortuna piena.
Ma poi viene il dolore, la passione, lo scacco, la morte. Ho meditato in questi giorni su quanto stridente doveva essere il contrasto tra gli apostoli, che, galvanizzati dal successo “popolare” delle palme si accingevano a festeggiare la pasqua ebraica, la principale delle feste, la liberazione del popolo dalla schiavitù; e la tristezza di Gesù che sapeva cosa lo aspettava di lì a poco. Dal racconto dei vangeli traspare che gli apostoli non capivano il perché delle preoccupazioni del maestro. L’ultima cena, che nell’arte e nella letteratura, come nella considerazione popolare di sempre, è vista come un momento triste, l’addio, in realtà dovette essere una gran baldoria in cui solo due persone erano tristi: Gesù che, appunto, sapeva che quella era l’ultima cena, e Giuda, che già aveva deciso il suo tradimento.
Ma di qui inizia una storia di dolore, in una spirale drammatica e tragica, che si conclude con lo scacco finale e la morte. Anche qui siamo nel comprensibile umano: il martirio dei giusti, lo scatenamento della furia violenta degli uomini impazziti (o troppo calcolatori!) fa parte, ahimè, della storia, anche recente. Milioni di uomini lungo 2000 anni si sono riconosciuti in Gesù: le celebrazioni della Croce sono tra le più diffuse e sentite nel popolo cristiano, soprattutto nel basso popolo, quello abituato a subire; sentire un Dio, che è uno di noi, che patisce come noi, è, secondo me, una delle ragioni principali della presa del cristianesimo nell’animo popolare. Al tempo stesso, però, è qualcosa che fa scandalo, non nel senso che si da solitamente alla parola, ma nel senso che è fuori dalla comprensione razionale, dal pensiero normale. Un Dio che ha promesso libertà e salvezza per tutti, preso da molti, sicuramente da quelli che la domenica prima erano accorsi ad osannarlo per la strada, come un liberatore, nel giro di pochi giorni viene torturato ed ucciso. Ma come? Non è l’onnipotente? Perché si lascia torturare ed umiliare, perché non reagisce? Perché non scende dalla croce e dà una lezione a quei “bastardi”! Io non credo che chi gli chiedeva di scendere lo facesse per insultarlo, quanto per sollecitarlo: libera te stesso (e anche noi!): è il grido che lo stesso Gesù, rivolge al Padre: Dio mio, dove sei? Perché mi hai abbandonato? Quando stavo male? Quando vedevo le persone a me care soffrire? Quando ero in crisi, o lo erano le persone a me vicine e non sapevo come aiutarle? Dov’eri Dio? Perché ti sei nascosto? Tutti hanno avuto momenti come questi, anche i più fermi nella loro fede (recentemente, nelle varie rievocazioni della vicenda del rapimento di Moro è stato ricordato come Paolo VI pubblicamente “rimproverò” Dio: “le nostre preghiere non sono state ascoltate”). Sono bestemmie? No. Sono reazioni umane, perché Gesù stesso le ha avute (“Dio mio, perché mi hai abbandonato”), e dunque le ha santificate.
Il venerdì santo è il giorno della passione, della sofferenza, ma ancora della lotta, della segreta speranza che alla fine Dio ribalti la situazione, che, come in un film americano, anche solo contro tutti il buono vinca. Ma questo succede solo nei film.
Il sabato è il giorno più triste della storia umana. La più grande speranza che sia stata mai offerta all’uomo, con fatti che lasciavano presagire il meglio (prodigi, guarigioni, persino un risorto), si ribalta nello scacco totale. Il corpo inanime, tirato giù dalla croce, su cui anche Maria, che pur doveva ben sapere che non finiva lì, pianse amaramente, rappresenta la fine di tutto. La natura, la creazione ha fagocitato il suo creatore. C’è un bellissimo passo di Dostojevski, ne “L’idiota”, che descrive magistralmente questa assurda situazione.
Ma fin qui siamo ancora nell’umano, nel razionalmente spiegabile: Gesù era un saggio, un profeta, attirava a sé le folle, ma nel suo amore per la verità, nel suo dire la verità al potere, si era attirato l’antipatia dei potenti; il contesto politico di allora, il complesso equilibrio tra potere romano, sinedrio, popolo insofferente, la paura che la sua predicazione suscitasse “derive terroristiche”, insomma tutto questo fa si che si proceda alla sua eliminazione. Non fu la prima né certamente l’ultima volta che uno schema di questa genere si realizzò.
Poi viene la parte più straordinaria, incomprensibile, quella senza cui la Pasqua non sarebbe Pasqua, noi cristiani saremmo “da commiserare più di tutti gli uomini” (I Cor. 15,19) e “vana” sarebbe la nostra fede. La Resurrezione, fatto straordinario su cui la società moderna ha difficoltà al solo parlarne. Anch’io mi sono chiesto più volte come questo sia potuto avvenire: veramente credo ad un fatto di questo genere? Si! ci credo, nonostante la scienza, la razionalità, l’istinto mi dicano il contrario.
Gesù è risorto veramente, questo è un fatto storico, avvenuto in un certo momento del tempo, anche se non dimostrabile scientificamente (con i mezzi oggi a nostra disposizione). La chiesa da 2000 anni proclama questo fatto, e in questa proclamazione sta tutta la sua giustificazione, nonostante i tradimenti, gli errori, le schifezze che uomini di chiesa hanno compiuto in questi 20 secoli.
La donne che tristi si stavano recando al sepolcro per dare sepoltura definitiva al corpo che era stato appoggiato lì provvisoriamente, segno evidente che alla possibilità di resurrezione non davano alcun credito, si sono trovate di fronte all’impossibile; sono così poco “credenti” che inizialmente non ci credono, poi la loro tristezza si tramuta in gioia. E quella gioia, quella fede, si trasmette ai pochi discepoli rimasti, impauriti, fuggiti in Galilea, e da lì giunge fino a noi.
Significativo che questo annuncio di gioia venga affidato a tre donne: la lieta novella parte dalle donne, un privilegio che ha suscitato non poche invidie da parte del “mio” genere.
Ogni Pasqua serve a ricordare anche ai più distratti l’onda lunga della gioia, il più grande dolore, la tristezza cosmica, lo scacco totale, che si tramutano nell’annuncio più gioioso, nella speranza più sublime. E questo annuncio è per tutti, anche per gli increduli, anche per i distratti, per chi è rimasto al sabato santo, per chi non riesce a superare il suo venerdì santo.
E siccome la morte rappresenta lo scacco finale, a tutto c’è rimedio fuorché alla morte recita un detto popolare, la resurrezione di Cristo ribalta tutto, invece no, anche ad essa c’è il rimedio. Ed oggi è festa per noi che viviamo e per chi ci ha lasciato: che ci abbiano creduto o no, Cristo è risorto anche per loro.
E’ strano: è la Pasqua più che il Natale la festa di tutti, perché la Pasqua è il destino di tutti, è l’invito rivolto a tutti, credenti e scettici.
Questi pensieri, meditati in questa settimana santa 2018, offro a chi le vuol leggere coi migliori auguri di
Buona Pasqua

Paolo Candelari, Torino 3 marzo 2018