Tra i tanti titoli entusiasti per la pace (ma non è vera pace) letti oggi e sentiti nelle dichiarazioni roboanti di chi non ha mai mosso un dito per arrivare ad alcunché possa sembrare anche lontanamente una pace, questo sospiro di sollievo mi sembra l'unico che si adatta alla situazione.
Dopo 2 anni di massacro, di bombardamenti, di battaglie combattute da una parte sola contro gente inerme, di assedio per indurre fame e carestia, distruzione di tutto ciò che possa permettere una vita, non decente, ma semplicemente di sopravvivere; ebbene finalmente si smette. Appunto: era ora!
Non c'è nessuna svolta storica, soprattutto non c'è nessuna pace: un cessate il fuoco, come del resto c'era stato a febbraio: speriamo che duri un po’ di più!
Era ora che donne e bambini tornassero a vivere senza sentire il continuo rombo dei droni, il crepitio dei mitra, il boato delle tremende bombe che venivano gettate con missili e artiglieria.
Era ora che si sospendesse questo massacro, non una guerra, perché una guerra vede due eserciti combattersi, ci si spara da una parte e dall'altra, qui si sparava da una parte sola: lo scopo era terrorizzare, uccidere, rendere impossibile la sopravvivenza; secondo l'ONU, e anche secondo me, un genocidio.
Era ora che si potessero riaprire i varchi e far arrivare cibo, medicinali, generi indispensabili alla sopravvivenza; in realtà per ora si è solo detto che riapriranno, speriamo lo facciano quanto prima.
Era ora, lasciatemelo dire, che anche gli ostaggi israeliani tornassero a casa, e che possano essere liberati 2000 prigionieri palestinesi, anche se tanti, troppi rimarranno nelle carceri, in attesa che un vero accordo di pace apra le porte delle carceri anche per gli altri.
Era ora che Trump, l'istrionesco presidente degli Stati Uniti, cominciasse a distaccarsi dal suo infido amico Netanyahu. Anche questo rappresenta una svolta non da poco. Era dal '56, quando con una semplice telefonata Eisenhower fermò Israele dall'occupazione di Cisgiordania e Gaza, realizzata 11 anni dopo, che gli Stati Uniti non imponevano qualcosa di diverso a Israele. E poiché Trump non ha poi faticato molto a "convincere" Netanyahu a fermarsi, questo dimostra, che avrebbe potuto farlo ben prima, e che avrebbe potuto chiedere ben di più, visto che tutta la potenza e forza di Israele dipende dal totale sostegno militare, logistico, economico, finanziario degli USA.
Gioisco coi palestinesi che son scesi in piazza l'altra notte, e fremo con loro per la fragilità di questo cessate il fuoco, perché come abbiamo sempre detto, una cattiva pace è meglio della guerra, la priorità è sempre che tacciano le armi, perché "con la pace tutto è possibile, con la guerra tutto è perduto" (questo non l'ho detto io).
Ora la vita, e la politica, potranno riprendere.
Ci sarà molto da lavorare, materialmente, per ricostruire un territorio completamente distrutto, politicamente per costruire una pace un pò più solida e duratura,ma soprattutto per ricostruire un tessuto di relazione, una riconciliazione tra i due popoli. Questo sarà il lavoro più difficile e più lungo, ma senza di questa la pace non sarà mai raggiunta
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