martedì 16 maggio 2023

Obietta alla guerra: con gli obiettori russi, bielorussi, ucraini

 

Ecco gli elmi dei vinti

e quando un colpo

ce li ha sbalzati dalla testa

non fu allora la disfatta

fu quando obbedimmo

e li mettemmo in testa

B.Brecht 

Ieri 15 maggio è stata la giornata dell'obiezione di coscienza, proclamata diversi anni fa dalle organizzazioni degli obiettori  Ë riconosciuta a livello internazionale da diverse istituzioni. Nessuna meraviglia che per molti questa sia una novità; nei giornali non se ne parla, nelle scuole ancor di meno, agli Stati, di qualunque colore e regime, sotto qualsiasi governo, non va molto sottolineare un atto che proclama il diritto alla disobbedienza.

 Ieri 15 maggio è stata la giornata dell'obiezione di coscienza, proclamata diversi anni fa dalle organizzazioni degli obiettori  Ë riconosciuta a livello internazionale da diverse istituzioni. Nessuna meraviglia che per molti questa sia una novità; nei giornali non se ne parla, nelle scuole ancor di meno, agli Stati, di qualunque colore e regime, sotto qualsiasi governo, non va molto sottolineare un atto che proclama il diritto alla disobbedienza.

Questa data è stata ricordata solo dai movimenti nonviolenti e di obiettori.

Quest'anno essa si accompagna ad un evento importante: la manifestazione conclusiva che si terrà in diverse capitali europee della campagna .di obiezione alla guerra (#objectwarcampaign). Una campagna lanciata lo scorso anno per invitare tutti i cittadini di ogni parte del mondo a unirsi allo sforzo internazionale per garantire protezione e asilo agli obiettori di coscienza e ai disertori russi, bielorussi e ucraini. E’ stata scritta una petizione rivolta alle massime autorità dell’Unione Europea per chiedere di garantire loro il diritto di asilo; firmata da circa 50000 cittadini europei, verrà consegnata oggi accompagnata da una serie di manifestazioni davanti alle ambasciate di Russia, Bielorussia e Ucraina.

Sono 2 gli aspetti su cui vorrei soffermarmi

1) le guerre sono combattute da Stati, in passato da monarchi, in molti Paesi da autocrati, che spingono la gente ad ammazzarsi per loro calcoli di potere, per espandere sfere d'influenza, affermare se stessi, tutte ragioni che raramente i popoli capiscono. Ma tutto il sistema politico-culturale e anche repressivo fa sÏ che in genere si trovino sempre giovani disposti a farsi ammazzare.

Le guerre sarebbero molto più  difficili se chi fosse chiamato si rifiutasse di combattere, o almeno si chiedesse per quale ragione sacrificarsi.

Noi nonviolenti, in genere moderati, nei periodi bellici diventiamo estremisti, siamo contro la guerra senza se e senza ma, e siamo convinti che il primo dovere di ogni cittadino (e ormai grazie alla parità di genere anche in campo militare bisogna dire anche di ogni cittadina) sia rispondere alla propria coscienza.

E' vero che raramente le guerre terminano su pressione dei "renitenti".

Ci sono però 2 casi nello scorso secolo che sono state clamorose eccezioni: gli USA hanno dovuto sospendere la guerra nel Vietnam per l'opposizione diffusa in patria; la guerra è stata fermata dalle cartoline-precetto bruciate nei campus universitari, non da sconfitte militari sul campo; e proprio in Russia nel 1917 i soldati si rifiutarono di combattere: ne venne poi fuori una rivoluzione che cambiò la storia del mondo; quanto a guerre, uscirono anzitempo dalla Grande guerra mondiale ma si ritrovarono con una guerra civile che durò ben di più. In America il sistema resse, anche perchè ad un certo punto rinunciò ad insistere ed ascoltò saggiamente i "propri figli".

Visto il rifiuto dei politici in guerra, Putin innanzitutto, ma poi tutti gli altri, direttamente od indirettamente coinvolti, compresi gli ormai bellicosi leader europei, di cercare una via, se non di pace, che almeno faccia tacere le armi, occorre accarezzare la speranza che siano i popoli, i giovani mandati ad ammazzarsi che ad un certo punto dicano NO e si rifiutino di combattere.

Ecco perché è importante sostenere, accogliere, aiutare coloro che praticano questo rifiuto. E se l'Europa democratica avesse veramente a cuore le sorti della democrazia e della libertà, dovrebbe spalancare le porte soprattutto agli obiettori russi, avanguardia di quella Russia che osa dire no a Putin. Purtroppo non è cosÏ, e gli obiettori vengono respinti alle frontiere.

2) Il movimento pacifista è stato spesso accusato di essere filo-putiniano; i più generosi consentono che siamo dei poveri ingenui che facciamo oggettivamente gli interessi dell’aggressore; prova ne sarebbe che non facciamo manifestazioni contro la Russia: quante volte siete andati sotto l’ambasciata russa? è la domanda che mi sento ripetere A parte che di ambasciata ce n’è una sola a Roma, per cui è difficile per una manifestazione torinese andare sotto di essa; ma in questo caso è evidente quanto poco putiniani siamo, visto che difendiamo chi a Putin vuol disobbedire, e andiamo sotto la sua ambasciata, e a quella del suo fido burattino bielorusso, a dire “non perseguitare” chi si rifiuta di andare in guerra. E ci ritroviamo soli!

Andiamo anche all’ambasciata ucraina, perché per noi essere solidali con gli ucraini vuol dire essere solidali anche con coloro, ucraini, che ritengono di difendere la loro Patria con mezzi nonviolenti, senza uccidere né odiare, foss'anche un invasore russo; non fuggono, rimangono lì, salvo quando li mettono in galera, perché il diritto all’obiezione di coscienza viene sospeso quando si è in guerra, il che capita anche a tutti gli altri diritti umani

Non c’è dubbio che l’obiezione più “utile” contro la guerra è quella dei russi, infatti gli obiettori russi sono molto più numerosi.

Noi sosteniamo tutte le obiezioni, perchè “nè un uomo nè un soldo per la guerra”

Con questo spirito sosteniamo e continueremo a sostenere coloro che si rifiutano di partecipare alle guerre, dovunque si manifestino: se il loro numero fosse più alto e si diffondessero in tutti i Paesi, vivremmo in un mondo molto migliore di questo.