martedì 2 giugno 2020

Frecce tricolori assembramenti e solidarietà



Il 2 giugno si concluderà a Roma il giro d’Italia; non quello dei ciclisti che eravamo abituati a veder sfilare di questi tempi, con gran concorso di folla, sconsigliabile ai nostri giorni; bensì quello delle frecce tricolari, gli aerei  (non i treni!), quelli che fanno le “bravate” acrobatiche, anch’essi però, con gran concorso di folla. Hanno iniziato giovedì scorso 25 giugno qui Torino, e con esse le polemiche sugli assembramenti, che fanno alquanto ridere, perché se tu fai lo spettacolo, poi non puoi lamentarti che la gente accorra a vederlo. Ed in effetti ci chiediamo se questo spettacolo fosse così necessario, in un momento in cui se anche ci sentiamo sollevati perché incominciamo a poter uscire e, soprattutto, si rafforza la speranza che il peggio sia passato, c’è poco da festeggiare. Ci dicono che questo giro sia stato fatto per legare con un nastro tricolore le principali città d’Italia in un vincolo di solidarietà. Siamo i primi ad essere convinti che di solidarietà oggi ce ne sia un gran bisogno, ma di quale solidarietà?

 Innanzitutto permetteteci di notare che di fronte ad una pandemia che colpisce tutto il mondo, dobbiamo veramente sentirci uniti e solidali tutti gli umani: non ci sono nazioni o popoli ognun per sé, ma tutti dobbiamo sentirci partecipi di un destino comune; da questa pandemia se ne uscirà insieme o non se ne uscirà; è un grande sforzo planetario, pacifico (non ci sono guerre da combattere, fronti da spostare, nemici da sconfiggere), in cui veramente dobbiamo sentire che la sorte di ognuno di noi è strettamente legata a quella di tutti gli altri: cinesi, americani, africani che siano. E se qualcosa questa pandemia dovrebbe insegnarci è che è necessaria più solidarietà, che la politica di potenza, la geopolitica degli stati sovrani non porterà da nessuna parte, e troppo si è speso e si spende per garantire una presunta sicurezza dei confini, del proprio stato, del proprio clan, spese del tutto inutili, che hanno solo sottratto risorse a quelle ben più utili per la sanità. Per affrontare e guarire dalla malattia virale occorre trasparenza, diffusione dei risultati delle ricerche e degli studi, abolire i segreti; chi non ha fatto così ha contribuito a rendere più tragica la situazione.

Non sono certo le frecce tricolori che hanno indebolita la lotta al virus, ma ci sembra del tutto inopportuno questa retorica nazionalista e questo giro (tra l’altro un giro molto inquinante e produttore di CO2 che non scordiamocelo, è il grande problema dell’umanità del XXI secolo).

Avremmo preferito gesti che richiamassero una vera solidarietà, innanzitutto la vicinanza a chi non ce l’ha fatta, ai loro cari, ma una gara a proporre e a realizzare azioni che possano rendere la nostra società più vivibile, sostenibile, ecologica; e poi non dimentichiamo la necessità di una solidarietà con chi si trova nelle ristrettezze economiche. Come giustamente si chiede all’Unione Europea uno sforzo  di risorse economiche, e ai Paesi più ricchi di condividere con tutta l’Europa, così vedremo se quando si tratterà di por mano ad una redistribuzione di risorse tra classi sociali, i più abbienti nostrani si comporteranno meglio dei loro “cugini” nord-europei.

Oggi si celebra la festa della Repubblica, un evento massimamente nonviolento: la libera espressione di un popolo attraverso il voto.

Raccogliamo l’invito alla solidarietà del presidente Mattarella e facciamo di questa la parola d’ordine della nuova Italia post pandemia