lunedì 2 giugno 2025

Disobbedire alla guerra per costruire pace

 

Il testo dell'intervento che ho fatto al convegno "Un Arcobaleno prima della tempesta" tenutosi a Torino il 31 maggio scorso.

Il mio discorso riguarderà l’obiezione di coscienza ripercorrendone velocemente storia e motivazioni, la situazione attuale in Italia, per allargarsi alle alternative alla guerra, proponendo alla fine alcune iniziative pratiche da attuare oggi.

Disobbedire alla guerra:

il modo più naturale e diretto è quello semplicemente di non farla. Non parteciparvi.

-        Non partecipare alla sua preparazione

-        Alle politiche che la avvicinano

-        Al suo finanziamento.

-        Soprattutto non farla: l’obiezione di coscienza

 

Breve storia

L’obiezione di coscienza ha radici antiche: molti cristiani sotto l’impero romano si rifiutarono di prestare servizio militare: la legge di Dio non uccidere era superiore a quella dell’imperatore.

San Massimiliano è uno dei più noti, martirizzato nel III sec per aver rifiutato l’arruolamento: è oggi proposto come santo protettore degli obbiettori.

La questione in realtà era dibattuta ed alla fine prevalse la teoria della “guerra giusta”.

In tempi più recenti abbiamo un altro obbiettore salito agli altari: il beato Franz Jägerstätter, austriaco, ghigliottinato nel 1943 per essersi dichiarato obbiettore.

 

Nell’epoca moderna ci sono alcune chiese, nate dalla riforma, che hanno fatto proprio il rifiuto di prendere le armi: quaccheri, mennoniti; a questi vanno aggiunti i vecchi credenti in Russia, i testimoni di Geova. La motivazione è soprattutto morale: un cristiano non può uccidere; il comandamento è assoluto, per questo non si può servire in una struttura come l’esercito.

 

Nell’Ottocento l’internazionalismo, la solidarietà tra gli oppressi, la diffusione di idee anarchiche fan sì che si diffonda il rifiuto dell’esercito.

 

Abbiamo diversi autori che richiamano il dovere morale di rifiutarsi di uccidere: tra questi ricordo l’americano Henry Thoreau, che a metà ‘800 rifiutò di pagare le tasse come forma di protesta contro la guerra tra USA e Messico; e il ben più famoso Tolstoj: dal 1880 in poi, quando avvenne quella che lui chiamò la sua conversione, dedicò quasi interamente la sua attività e la sua vita a sostenere gli obbiettori di coscienza. Egli vede nel servizio militare obbligatorio che in quegli anni si stava diffondendo, uno strumento di oppressione.

Con Tolstoj il rifiuto della guerra, e del servizio militare, diventa atto non più solo morale, ma politico.

 

Dall’obiezione passiamo alla nonviolenza.

Con Gandhi la nonviolenza diventa mezzo di lotta politica, resistenza all’oppressione, difesa dalle aggressioni, strumento valido per ottenere giustizia, praticata da grandi masse di popolo.

 

In Italia con Pietro Pinna nel 1948 l’obiezione fa capolino nel dibattito pubblico; si ha la prima proposta di legge per la sua legalizzazione

 

L’accoglienza da parte cattolica all’inizio fu molto diversificata. Dal lato ufficiale ci fu comprensione ma rifiuto (articolo di Messineo su “La Civiltà Cattolica”)

 

 

Nel 1955 don Mazzolari, che la guerra l’aveva vista da vicino come cappellano militare al fronte della Grande Guerra, scrive “Tu non uccidere”, anonimo, per non incorrere nella repressione, civile ed ecclesiastica, tanto per capire i tempi.

Ci furono i primi obbiettori cattolici: Mario Gozzini, Fabrizio Fabbrini e altri.

Il MIR, nato nel 1914 da una doppia obiezione, la cui sezione italiana fu costituita nel 1952, raccolse e sostenne questi obbiettori.

La questione arrivò anche al Concilio, e qui ci fu un primo rovesciamento.

La “Gaudium et spes”, promulgata nel 1965, apre all’odc e ne auspica il riconoscimento legale.

Lo stesso anno, 1965, don Milani scrive ai cappellani militari la famosa lettera, nota come “L’obbedienza non è più una virtù” ed in seguito a denuncia, quella ai giudici. Il caso, col processo che si protrasse fino al 1969, fece scalpore.

 

Nel 1972 arriva il riconoscimento legale: si apre il servizio civile; in esso si impegneranno non solo i movimenti nonviolenti, ma anche larga parte delle associazioni di volontariato cattolico, tra cui la Caritas; l’obiezione di coscienza da “ammessa” diventa scelta privilegiata.

 

Nel 1983 MIR, Mn ed altri, a cui si aggiungeranno Assopace e Pax Christi lanciano la prima campagna di obiezione di coscienza alle spese militari, che si pone come obbiettivo, l’istituzione della difesa popolare nonviolenta, alternativa a quella militare, e l’opzione fiscale, attraverso cui i cittadini possono decidere se finanziare la difesa militare o quella nonviolenta.

 

Situazione oggi

L’ONU ha inserito l’odc tra i diritti fondamentali, assumendo che essa costituisce espressione del diritto alla libertà di coscienza (art18 della dichiarazione universale).

Anche il consiglio d’Europa e l’Unione europea la inseriscono tra gli obblighi dei propri stati membri.

 

Il riconoscimento formale è garantito nella maggior parte degli stati e dappertutto in Europa, ma con leggi spesso molto restrittive, e in molti paesi è resa difficile: tra questi Turchia, Grecia, Russia, Bielorussia, Ucraina e tutti gli stati belligeranti in genere.

 

In Italia la leva è stata sospesa, non abolita; in qualsiasi momento il governo può ripristinarla; secondo il codice militare oggi in vigore, chi volesse obbiettare, ha 15 giorni di tempo dall’eventuale chiamata per dichiararsi obbiettore, la domanda non è soggetta ad indagine; non possono farla coloro che hanno prestato servizio in corpi armati, chi ha porto d’armi, chi ha subito condanne per atti violenti o partecipazione a gruppi eversivi (artt 2097 ss codice ordinamento militare).

In caso di guerra o mobilitazione generale, gli obiettori che venissero richiamati, verranno assegnati alla protezione civile o alla croce rossa.

 

Le alternative alla guerra come difendersi.

La domanda di fondo che ci viene sempre rivolta è: come ci si difende dalle aggressioni? Sarebbe bello un mondo di nonviolenti, ma i violenti, i dittatori, i prepotenti ci sono e occorre prepararsi ad affrontarli.

Noi rispondiamo: pienamente d’accordo, i nonviolenti non negano il diritto alla difesa ed alla sicurezza; solo che nel secolo XXI la guerra è “fuori dalla ragione” (Pacem in Terris).

Qualsiasi guerra, ma soprattutto quelle che coinvolgono potenze nucleari, se non fermate in tempo, hanno come sbocco la guerra atomica, e lì non ci sono né vincitori né vinti, ma solo morte.

Dobbiamo usare altri mezzi per difenderci, ed essere sempre pronti a resistere con la nonviolenza e l’organizzazione popolare.

 

La difesa civile non armata e nonviolenta (DCNANV) entra nella legislazione italiana nel ’98, come conseguenza della lunga campagna di obiezione alle spese militari; essa è una realtà, usata più volte dai popoli per resistere alle aggressioni ed ottenere giustizia. Esistono studi e ricerche che ne dimostrano l’efficacia, in genere superiore alle lotte armate.

Esempi: India, i diritti civili negli Stati Uniti per gli afroamericani, la liberazione dalla dittatura di Pinochet in Cile, dalla dittatura di Marcos nelle Filippine ‘86, la Polonia di Solidarnosc, e tutte le rivolte nell’Est che hanno portato alla caduta del muro; la resistenza nonviolenta dei popoli ha sconfitto l’impero sovietico non la guerra, né la corsa agli armamenti, come vorrebbero farci credere; le primavere arabe, anche se poi hanno avuto un'involuzione; le varie rivoluzioni colorate: in Cecoslovacchia, Serbia, Ucraina, e in vari altri paesi. I casi storici sono molto più numerosi.

Per approfondire occorrerebbe un convegno ad hoc, anzi sarebbe necessario un approfondimento in merito.

 

Nel 1995 Alex Langer, attivista molto noto nei movimenti non violenti, per la pace, per l’ecologia, europarlamentare per i Verdi, propose l’istituzione di corpi civili di pace (CCP), con una mozione poi recepita dal Parlamento europeo, ma mai attuata.

Da alcuni anni è in corso una campagna dei movimenti nonviolenti chiamata “Un'altra difesa è possibile”; si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione di un dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta, finanziato con una parte dei proventi irpef che i cittadini decidono di destinare ad esso.

Sono state raccolte quasi 100.000 firme, la proposta è stata reiterata da deputati e senatori sensibili per 2 legislature, ma ancora giace nei cassetti della camera.

E quando sento parlare della partecipazione dei cattolici, dei cristiani nella politica, di un loro specifico, mi chiedo: non dovrebbe essere proprio questo uno dei temi di fondo un'idea diversa di difesa, la nonviolenza come stile di una nuova politica?

 

Che fare?

Provo a buttar giù una serie di proposte, non esaustive, ma che potrebbero, se portate avanti, concretizzare una alternativa alla guerra.

 

Sono su 4 livelli di impegno:

 

Stili di vita

“Vivere semplicemente perché tutti possano semplicemente vivere” (Gandhi).

Una società che consuma risorse in eccesso, che mette in crisi la sostenibilità del pianeta, che crea diseguaglianze è una società belligena.

Negli anni ’80 venne lanciata una campagna che coinvolse soprattutto il mondo del volontariato: “contro la fame cambia la vita”, in cui si proponevano alcune azioni ed impegni per rivedere il nostro stile di vita consumista in uno stile che favorisca il rispetto dei diritti umani e del lavoro, la sostenibilità ambientale, l’accesso di tutti alle risorse che la Terra offre.

Qualcosa che può iniziare da noi stessi o in piccole comunità.

 

Impegno culturale:

Informarsi, approfondire diffondere notizie indipendenti, raccontare la verità, per quanto possibile, senza lasciarsi trascinare dalla propaganda: ci sono agenzie e siti internet che possono essere utili; Transcend, fondata dal compianto Johann Galtung, Wagingnonviolence, atlante delle guerre.

Educazione alla pace (il centro sereno regis fa un grosso lavoro in tal senso)

Ricerca studio e formazione all’azione nonviolenta; le attuali reti (rete italiana pace e disarmo, europe for peace) potrebbero promuovere la formazione di gruppi di azione nonviolenta in ogni luogo dove nodi della rete sono presenti; bisognerà pur sperimentarla la difesa nonviolenta!

 

Politica:

La pace e la guerra sono decisioni politiche, non catastrofi naturali; è dunque a livello politico che occorre intervenire per modificare le scelte che portano alla guerra.

Una politica che cerchi la giustizia attraverso il rispetto dei diritti umani, ripudi la guerra.

La scelta dell’Europa di puntare sul riarmo è una scelta folle: stiamo creando le stesse condizioni storiche dei primi anni del ‘900: sappiamo quale sarà il risultato.

Dobbiamo batterci per il cessate il fuoco immediato: a Gaza, in Ucraina, ovunque; fermate le armi e muovete la diplomazia.

Occorre un piano di disarmo generalizzato, a cominciare da quello nucleare.

Nel 2021 è entrato in vigore il trattato ONU di proibizione delle armi nucleari (TPAN) firmato da 94 stati: produrre, detenere, ospitare nel proprio territorio le armi nucleari è mettersi fuori dalla legalità internazionale. Bisogna chiedere che l’Italia aderisca a questo trattato.

 

Movimenti:

È al livello dei movimenti che possiamo prenderci degli impegni più concreti ed immediati.

Propongo qui 4 campagne:

 

-        Dichiarazionedi obiezione di coscienza: sensibilizzare soprattutto i giovani in età di leva a dichiararsi sin d’ora obiettori di coscienza; il movimento nonviolento sta raccogliendo queste dichiarazioni che intende presentare al presidente della repubblica chiedendo che vengono da subito inseriti in un albo di obiettori. Dono state raccolte più di 5000 firme, significative per testimoniare la propria volontà di rifiutare la guerra, troppo poche per un movimento di opposizione alla guerra.

-        Objectwar campaign: è una campagna europea di sostegno agli obiettori e a tutti quelli che rifiutano la guerra in Ucraina, Russia, Bielorussia. Chiede che l’UE conceda l’asilo politico a chi fugge da paesi in guerra per motivi di coscienza, cosa che attualmente non è scontata, anzi difficile da ottenere. Il sostegno è esteso anche ai refusnik israeliani, militari che vogliono uscire dall’esercito di Israele perché non vogliono più partecipare a quella immonda mattanza cui8 stiamo assistendo.

-        Un’altra difesa è possibile: è la campagna già citata per promuovere la DCNANV

-        Italiaripensaci: è la campagna nata di ICAN, RIPD, Senzatomica per chiedere l’adesione dell’Italia al TPAN

 

A queste aggiungo come azioni

Campagnabanche armate; viene pubblicato un elenco con gli investimenti che le varie banche fanno nell’industria delle armi: disinvestiamo da quelle più esposte investiamo in quelle “disarmate”

Sostegno alle lotte nonviolente nel mondo

Attività nella nonviolenza organizzata (M.I.R., Mov. nonviolento, CSSR, PaxChristi, ecc).

Nel 2017 a Torino è nato il coordinamento contro le armi atomiche, tutte leguerre e i terrorismi: A.G.iTe., composto da diverse associazioni pacifiste.

 

Termino con un invito ad un’azione semplice semplice: ogni sabato il coordinamento agite è in piazza Carignano per un’ora di presenza di pace, tutti i sabati dal febbraio 2022, è una testimonianza che teniamo viva con costanza, per rendere visibile che non dobbiamo e non vogliamo assuefarci alla guerra.

Chi volesse venga, di sabato, dalle 11 alle 12 in piazza Carignano; a sostegno di una pace disarmata e disarmante.

 

 

 

 

 

 

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