mercoledì 26 febbraio 2025

La spartizione

 

Dopo 3 anni dall’invasione russa siamo vicini alla conclusione?
Stati Uniti e Russia hanno ripreso a parlarsi; aldilà di questo non c’è nulla di chiaro. Prima di salutare la tregua voglio vederla sul campo; per ora la guerra continua, continuano i bombardamenti coi droni, continua a morire un sacco di gente.
Quando le armi tacciono è sempre una buona notizia: se non altro vengono risparmiate delle vite.
Ma possiamo parlare di pace? La situazione che si profila può dirsi soddisfacente? Le aspirazioni che noi pacifisti perseguiamo da 3 anni sono state raggiunte, almeno in parte? NO!
Se è vero che una pace ingiusta è preferibile ad una guerra “giusta” (in realtà non esistono guerre giuste, al massimo “giustificabili”), occorre fare attenzione che le paci “ingiuste” non siano foriere di guerre ancor peggiori.
Stiamo assistendo ad un cambiamento traumatico della situazione mondiale. Gli Stati Uniti, la cui politica espansiva della Nato verso est è stata concausa della guerra in Ucraina, ora hanno mutato completamente strategia; vogliono togliersi da una guerra che non gli interessa più; forse per prepararsi ad un’altra guerra, quella con la Cina. Hanno deciso che la Russia di Putin può essere loro amica.
Quello che si sta configurando, non è un tentativo di pace che veda protagonisti tutti gli attori coinvolti, tra cui certamente ci sono l’Ucraina e l’Europa, ma un accordo tra 2 autocrati che vogliono spartirsi il mondo, nel più totale disprezzo dei diritti e dei bisogni dei popoli, tutti ugualmente sudditi. Non vengono fermati i signori della guerra; anzi, vengono premiati, a cominciare dallo zar che ha scatenato questa guerra in grande stile.
Non capisco la malcelata soddisfazione di alcuni opinionisti che si dichiarano pacifisti, per la sconfitta dell’Ucraina: la vittoria di Putin, una vittoria parziale, i cui costi, in vite umane ed in disagi economici, li ha pagati il popolo russo, non è in ogni caso una buona notizia! Non lo è per noi pacifisti, non lo è per tutti i democratici, non lo è per chi in Russia si oppone con coraggio ad un regime mafioso, più simile ai tempi più bui dello zarismo che a quelli della dittatura stalinista, non lo è per tutti quei giovani che in questi 3 anni si sono rifiutati di combattere una guerra ingiusta, né per i nostri amici obbiettori, che abbiamo avuto modo di conoscere (e sostenere) in questi anni, sia russi che bielorussi che ucraini.
E la conseguenza sarà un'Europa che si sente abbandonata e, presa dal panico, rafforza la convinzione che deve pensare alla sua politica imperiale di sicurezza (più che di difesa) e dunque aumenterà spese militari con l'intento di creare una potenza sostituibile a quella americana.
E Putin? si accontenterà? o non vorrà domani prendersi tutta l'Ucraina, suscitando la reazione europea? Ecco che si prepara il miscuglio esplosivo di prossime guerre.
Paradossalmente è la destra che sembra la più pacifista, ma non disdegnerà eserciti più potenti; essi non combattono Putin perché lo sentono ideologicamente vicino; una destra reazionaria, che fa del sovranismo, del nazionalismo il cemento dei propri popoli, con un uso sacrilego della religione a giustificazione delle loro malefatte, mentre è refrattaria alla democrazia,: Putin, Trump, Netanyahu, AFD, Le Pen, Meloni sono esponenti, ognuno con caratteristiche sue proprie, certo, alcuni più moderatamente altri in forme più estreme, di uno stesso fenomeno ideologico-culturale.
Di fronte abbiamo quello che è stato definito il “mainstream”, una classe politica che si dice liberaldemocratica, ma è in adorazione del liberismo, che si vanta di essere progressista. Entrambi credono solo nella forza militare.
Ciò che manca è un movimento popolare che faccia di giustizia eguaglianza libertà e salvaguardia dell'ambiente la sua missione, della pace la precondizione e della nonviolenza il metodo; un movimento che vada da Lisbona agli Urali, da Capo nord a Lampedusa.
Provare a costruire un tale movimento, dargli una visione, quell’utopia che scalda i cuori e dà forza per fare poi passi avanti è il compito che ci sta di fronte. Realizzare un grande sforzo unitario, superare le frammentazioni, evitare personalismi e atteggiamenti di chiusura, scoprire il meglio in tutte le componenti sia lo sforzo prioritario dei prossimi giorni e mesi.
A cominciare dal far sentire la nostra voce contro la guerra innanzitutto, la sua preparazione, ma anche per una pace giusta, che non sia la spartizione tra grandi, che è solo la preparazione di guerre più terribili nel futuro.
Diciamo forte e chiaro che l’accordo che si sta profilando tra Trump, Putin, Netanyahu, Bin Salman (un golpista, 2 ricercati per crimini di guerra, un assassino di giornalisti) non è la pace che cercavamo. Continueremo a lottare per una vera pace in Ucraina ed in Palestina, che rispetti gli ucraini ed i palestinesi oltre che tutti gli altri popoli.

Nessun commento: