giovedì 25 luglio 2024

Perché vincono le destre

Le recenti elezioni europee hanno mostrato uno spostamento verso destra dell’opinione pubblica
europea.
Non c’è stata l’onda nera temuta, e non è stata una valanga, e forse questo ha indotto alcuni,
anche tra i movimenti, a cantar vittoria o quanto meno a tirare un sospiro di sollievo. E’ vero che
poteva andar peggio, ma c’è poco da stare allegri; anche perché siamo in un trend che dura da
almeno un decennio di progressivo esautoramento delle sinistre, sotto vario segno denominate, e
di allargamento del consenso ad una destra, che, nelle sue differenze, potremmo definire un
fascismo adattato al XXI secolo: autoritario, conservatore, tradizionalista, nazionalista;
abbandonato il manganello, usa altri mezzi, non è liberticida come lo era quello del secolo scorso,
ma è infastidito dal dissenso; soprattutto si è ben adattato alla forma esteriore tollerante, avendo
compreso che per reprimere il dissenso, più che altro per impedire che possa diventare alternativa
reale, non è necessario spaccare le teste, è molto più efficace “spegnergli il microfono”.
Riprendendo la metafora della valanga di destra, potremmo dire che non c’è stata, come non ci fu
nel 2019, ma ci sono stati vari smottamenti del terreno, che pezzo dopo pezzo, modificano il
quadro politico-sociale generale.
In questo contesto ci sono comunque segnali in controtendenza, al momento non in grado di
ribaltare il significato del risultato generale; potrebbero essere anche indicazioni che una
resistenza è possibile e che i germogli di un’inversione ci sono; come tutti i germogli, vanno curati
e coltivati.
Fatta questa premessa, ho provato a dare alcune ragioni del perché oggi le destre, in Europa,
come in Occidente (ma non solo) vincono e individuerei alcune ragioni immediate di questo
consenso, ed altre strutturali; alle prime si potrebbe anche ovviare, rimodulando le politiche delle
forze di sinistra, alle seconde no, occorre prenderne atto e lavorare per un più profondo
cambiamento della società.
Vediamo le motivazioni più dirette
1) In un contesto che cambia in continuazione non ci sono più certezze. Il lavoro, l’economia, il
welfare cambiano; il risultato è che si perdono molte delle condizioni e dei diritti che
sembravano acquisiti. Molti cercano di opporsi; la domanda è: perché si affidano alle destre e
non alle sinistre? Le destre, quelle definite sovraniste, sono finora state all’opposizione, fuori
dalle stanze decisionali, anche se spesso solo apparentemente (basti pensare al caso nostrano
della Meloni), mentre la sinistra, quella tradizionale, moderata, facente capo ai socialisti
europei, per intenderci, è nella gestione del potere, soprattutto a livello europeo da ormai
decenni; poco determinante nelle decisioni prese, ma sempre figurante tra il “potere
mainstream”. Essa ha perso spinta riformatrice, rinunciato ad una sua visione, concentrata
nella gestione amministrativa giorno per giorno, inseguendo spesso la destra nel suo terreno.
2) C’è un’insofferenza diffusa verso una vita regolamentata dall’esterno secondo regole a volte
sensate e giustificate, ma più spesso assurde ed incomprese, e comunque viste sempre come
un’imposizione esterna, un tentativo di intromettersi nella vita privata; e la commissione
europea è bravissima a sfornare norme, codici di comportamento, protocolli su tutto, anche la
misura delle zucchine; questo vale per il lavoro, l’economia domestica, la prevenzione
sanitaria (le regole covid), le cosiddette norme “green”. Ovviamente questa insofferenza, non
guidata da un pensiero razionale e consapevole, colpisce a casaccio, e fa di tutta un’erba un
fascio, criticando norme giuste e necessarie ed altre del tutto ingiuste ed inutili, e spesso
dannose.
3) La globalizzazione ha generato paura, sconvolto le vite quotidiane di tante persone; la risposta
è un cercare rifugio nella propria identità, vera o presunta, di qui una mentalità conservatrice.

4) Rifiuto dei migranti, visti come importuni e additati come responsabili dei propri guai.
5) Rifiuto del “politically correct”, visto come forma invasiva che pretende di stravolgere stili di
vita e cultura. Viceversa, una sinistra che ha perso i propri valori storici, si è buttata su questi
facendone una bandiera.
6) Antipolitica imperante: solo per rimanere in Italia sono ormai decenni, almeno dagli anni ’90,
che giornali, intellettuali, imprenditori, gente dello spettacolo battono sul tasto dei politici
tutti corrotti, sporchi; e non c’è assolutamente bisogno di aspettare i 5stelle; Pannella fu il
precursore, Berlusconi sull’imprenditore di successo contro il “teatrino della politica” ha
costruito il suo successo. C’è da meravigliarsi se dopo questa intensa campagna quasi senza
contradditorio la gente si sia allontanata dalla politica ?
Ci sono poi motivazioni più profonde, strutturali, che hanno portato a creare un humus su cui
ideologie e proposte di destra crescono meglio di altre.
7) L’attuale democrazia rappresentativa e lo stato di diritto sono la risultante, sempre in
movimento e mai scontata una volta per tutte, della dialettica borghesia proletariato, che ha
dominato la vita politico-culturale dell’occidente, soprattutto europeo, degli ultimi 150/200
anni; insomma della lotta di classe, che però sembra essere stata vinta dagli altri. Il
proletariato da noi non esiste più, la classe operaia ha caratteristiche che secondo la
sociologia di un tempo si potrebbe definire piccolo-borghese; essa è diminuita
numericamente, ma soprattutto di importanza, i suoi partiti l’hanno abbandonata, ed essa si è
sentita abbandonata, ha perso coscienza di classe.
8) Il lavoro oggi è parcellizzato; la pandemia ha velocizzato un fenomeno già in atto; tendono a
scomparire i grandi luoghi di lavoro, fabbriche, uffici di servizi, dove si incontravano centinaia
e migliaia di lavoratori, dove ci si organizzava in sindacato, si discuteva di politica; mancano
luoghi di aggregazione di massa, dai partiti ai sindacati agli oratori; oggi ci si incontra sui social,
ognuno solo con sé stesso, illuso di parlare a tutto il mondo, in realtà in contatto solo con chi
la pensa come lui.
9) Crollano le ideologie, con ciò di negativo ma anche di positivo che avevano; la cifra di oggi è
l’individualismo; ogni istanza cooperativa fa fatica a marciare. Le ideologie, la politica,
qualsiasi progetto collettivo, presuppongono il sentirsi popolo. Manca anche il senso religioso
che spinge all’assunzione di responsabilità.
10) Un Occidente egemone, che aveva decretato la fine della storia, è incapace di mantenere il
suo potere; si trova di fronte competitori, che, pur non essendo delle alternative sociali,
ambiscono a condividerne il potere; pretendono, non senza ragione, di sedersi al banchetto
del capitalismo e non da comprimari. Da qui nascono le guerre, per ora a pezzi, ma tendenti a
unificarsi in una guerra mondiale di occidente contro resto del mondo. Essi, salvo eccezioni,
non condividono la parte migliore dell’Occidente, lo stato di diritto, la liberaldemocrazia (men
che meno la socialdemocrazia). Autoritarismo + capitalismo + sovranismo (a casa mia faccio
quel che voglio): un modello per la destra moderna. E la Russia putiniana, conservatrice,
dirigista, con la benedizione dell’ultra-costantiniana chiesa di Mosca, ne è una degna
rappresentante: e questo ne fa un oggettivo polo d’attrazione per la destra. È questa cultura
che sta attaccando la democrazia in occidente, non i carri armati russi. I rischi vengono
dall’interno non dall’esterno.
Soluzioni ad oggi mancano, ma vanno cercate nell’ideale socialista visto come progetto per un
mondo solidale e cooperativo, nell’azione nonviolenta, nel pensiero di Gandhi.
Se il trinomio della destra è Autoritarismo, capitalismo, sovranismo, l’alternativa deve basarsi su
partecipazione, economia solidale, mutualità, e, alla base di tutto bandire la guerra come mezzo di
risoluzione dei conflitti. Ma questa parte è tutta da sviluppare.

Nessun commento: