Natale: festa ormai universale, di tanti significati diversi.
Il primo è quello dell’incarnazione, il Dio che si fa uomo, iniziando da minuscolo e fragile bambino. E’ il significato originale: l’inizio di una grande storia d’amore, che inizia con il gesto d’amore di Maria, di Giuseppe, ma è l’amore di Dio per gli uomini: Egli si fa come noi, un bambino, completamente dipendente, dalla mamma, che lo accetta, lo nutre, per lui è disposta a sacrificarsi, della gente che gli sta attorno; e Gesù sceglie la condizione di povero, nasce in una stalla, rifiutato sin dall’inizio, e sin dall’inizio costretto a fuggire perché qualche satrapo potente vede in Lui un pericolo per il suo potere. Egli fa tenerezza, ci commuove, in esso moltitudini di poveracci, materiali e morali, si sono riconosciuti. Da questo originano anche gli altri significati.
E’ la festa della gioia, della speranza; ogni bambino è un segno della vita che rinasce, che caccia la caducità e la morte, la luce che irrompe nelle tenebre. E’ un significato che va aldilà del messaggio più propriamente cristiano.
E’ la festa della famiglia. A Natale tante famiglie disperse si riuniscono; il detto a Natale siamo tutti più buoni induce a mettere da parte rancori e dissapori, a ritrovarsi, a festeggiare una unità di cui tutti sentiamo il bisogno, anche chi irride o semplicemente fa spallucce a questo sentimento “buonista”.
E’ la festa della pace, perché quello stesso sentimento di bontà di desiderio di unione ci riporta alla consapevolezza che solo nella pace si può costruire, la vita può rinascere e migliorare; l’odio, l’a distruzione, le armi così tanto oggi esaltate non fanno parte del Natale; e questo significato pervade tutti gli uomini, cristiani, religiosi, atei, agnostici.
E’ la festa dei bambini, che in ricordo di quel Bambino sono i protagonisti, i festeggiati, anche se non sempre gli si da quello di cui avrebbero bisogno più dei regali: la sensazione di essere amati, dalle persone care innanzitutto (ma quanti bambini nel mondo non possono vivere questa sensazione), ma da Gesù, da Dio.
Infine, è la grande festa dei consumi, una festa nata con Babbo Natale, creazione di una fortunatissima campagna pubblicitaria della Coca-Cola di circa 1 secolo fa.
Nulla di male in questo aspetto commerciale, è comunque un modo per far festa, con la coda di pranzi, cenoni e gozzoviglie varie.
Il guaio è che questo ultimo aspetto ha finito per prevalere sugli altri, ormai a nascondere gli altri, per cui Babbo Natale soppianta e caccia via Gesù.
Ho elencato i vari aspetti del Natale in ordine di imporatnza, un ordine che oggi è completamente ribaltato.
Eppure se cade l’aspetto originale, quello che Natale è la festa di Gesù, gli altri rischiano di cadere ad uno ad uno; vanno avanti per un po', come spinti da una forza inerziale, ma poi son destinati a perdersi: la gioia scompare e rimangono i problemi di tutti i giorni, le famiglie molte sfasciate si ritrovano sempre meno, separatamente, la pace non si celebra più, una volta si facevano le tregue di Natale anche durante le guerre più feroci, oggi, per carità, parlare di pace è divisivo, fuorviante; rimane quello commerciale.
No, non accettiamo questa deriva, fermiamoci anche solo un attimo a meditare su questo grande mistero del Natale, stupiamoci, se non a Dio che si fa uomo, ad un bimbo che porterà un messaggio di pace e di speranza. Raccontiamo ai nostri bimbi la bella storia d’amore del Natale di 2000 anni fa, non lasciamoli nell’ignoranza, e tutti lasciamoci stupire dal Presepio, anche quello figurato che in alcune case facciamo: non è un gesto divisivo, davanti ad esso possiamo unirci e sentire il calore della vita, e stupirci.
Buon Natale a tutti, un Natale di pace e di gioia