giovedì 20 giugno 2024

Prima che sia troppo tardi

Ci è stata data una data: il 2029. 

Entro quell’anno dobbiamo essere pronti per la grande guerra contro la Russia (e magari, perché no, anche contro la Cina). Qualcuno ha anche anticipato i tempi: 2 o 3 anni. 

Forse è il caso che cominciamo a prendere un po’ più sul serio queste dichiarazioni: non si tratta più di minacce, sbruffonate, giochi di propaganda, ma di vera e propria programmazione. Troppe convergenze, e troppe scelte e decisioni politiche che vanno in quella direzione. 

Provo a fare uno scenario, con il forte desiderio di poter essere smentito al più presto.
Oggi entrambi i contendenti, Russia e Ucraina sono stanchi. Una generazione di giovani ucraini e russi sta scomparendo; a noi non è dato sapere i numeri delle vittime; siamo la parte di mondo della democrazia e della trasparenza, ma le cose importanti ci vengono tenute nascoste, ed anche questo è un segnale preoccupante; secondo il NewYorkTimes a settembre scorso si parlava (fonti intelligence USA) di circa mezzo milione di morti tra militari e civili, russi e ucraini; oggi sono certamente di più: c’è stanchezza da entrambe le parti, ma particolarmente da parte ucraina, la popolazione ucraina è molto inferiore, inoltre la Russia ha riconvertito al militare la sua struttura industriale; è dunque probabile che continuando a questi ritmi la guerra, l’Ucraina si logori prima; i russi stanno avanzando, seppur lentamente; e poiché Putin è prepotente e vendicativo, se vede la possibilità di vincere non si fermerà di certo; a quel punto, se i russi dovessero sfondare ed arrivare nei pressi di Kiev, questo non sarà consentito dalla Nato e ci sarà l’intervento diretto; non ci sono molti dubbi sul fatto che le armi, la tecnologia, la macchina militare occidentale sia superiore a quella russa; come reagiranno i russi quando saranno respinti verso i loro confini? E’ probabile che, messi con le spalle al muro, ricorreranno all’arma atomica, magari tattica, dimostrativa, ma tant’è, sufficiente a scatenare la reazione NATO con successivo apocalisse.

Questa macchina infernale va fermata subito; prima che sia troppo tardi, e più si va avanti più sarà difficile fermarla. Non sembra che in questo momento ci siano intenzioni di farlo; si continua con le minacce, sempre meno credibili, e credute, per cui dall’una e dall’altra parte si comincia a pensare di metterle in atto.

Occorrerebbe un rifiuto generalizzato della guerra, che vada oltre la risposta ai sondaggi, diventi mobilitazione di massa.

I popoli europei hanno avuto l’occasione per manifestare la loro volontà di pace pochi giorni fa, con le elezioni; l’hanno buttata via, o standosene a casa, o addirittura affidandosi all’estrema destra, portatrice della stessa ideologia che tiene Putin al potere: dovevamo armare gli ucraini che combattessero per noi per respingere Putin fuori dall’Europa: ora abbiamo la guerra, e il “putinismo” vincente nei Paesi europei.

Quelli come noi, che invece non perdono occasione per manifestare il loro no alla guerra, continueranno a dare la loro testimonianza, ma dobbiamo andare oltre: essere capaci di suscitare un movimento di massa per la pace, in grado di essere più incisivo, che dia coraggio ai pacifisti di tutto il mondo, anche di Russia ed Ucraina.

Nonviolenti, pacifisti, volontari per la pace e la solidarietà, uniamoci, elaboriamo una strategia che ci porti ad unirci a tutte le forze sane di questa nostra Europa decadente che corre rassegnata verso la guerra, per fermare ed invertire la corsa: la pace, una nuova coesistenza pacifica, prima di tutto, il resto passa in second’ordine, senza chiedere perfezione né pedigree ideologici.

Agiamo ora, domani potrebbe essere troppo tardi.


venerdì 7 giugno 2024

Guerra Europa Elezioni

 

Il 5 giugno scorso il ministro della difesa tedesco Pistorius (socialdemocratico) ha dichiarato che la Germania deve essere pronta a combattere una guerra entro il 2029: "Dobbiamo fare deterrenza per evitare che si arrivi al peggio". I tre pilastri della difesa sono: "personale, materiale e finanze. Perciò ritengo necessarie nuove forme di servizio militare e presenterò presto delle proposte" anche per quanto riguarda le forme di obbligatorietà, ha aggiunto.

Tali dichiarazioni sono state fatte al Bundestag, il Parlamento tedesco; dunque, non si tratta di chiacchiere in una intervista o ad un talk-show, ma di dichiarazioni ufficiali, a cui seguono provvedimenti concreti.

Non è un fatto isolato; esse seguono una serie di interventi, dichiarazioni, appelli, Macron, Stoltenberg, altri, che cercano di creare un clima, preparano l’opinione pubblica ad affrontare nel breve una guerra, non più per interposta persona, come finora fatto con gli ucraini, ma direttamente; e si cominciano a preparare gli apparati.

Il pericolo è sempre Putin, che vuole arrivare a conquistare tutta l’Europa e che arriverà a Lisbona, anche se per il momento è fermo a Mariupol.

D’altra parte lo stesso Putin torna a ventilare il rischio di un’escalation e sempre il 5 giugno, di fronte alla stampa estera, ha dichiarato che «Fornire armi in una zona di conflitto è sempre male, un passo pericoloso e grave”; lui ritiene preferibile usarle direttamente queste armi!

Nella stessa occasione ha ribadito che Mosca è pronta a sedersi al tavolo dei negoziati, sostenendo che il miglior modo per arrivare presto allo stop del conflitto è che «l’occidente smetta di fornire armi all’Ucraina». Chissà se gli è mai venuto in mente che un modo anche migliore per sedersi ad un tavolo sarebbe che i russi sospendessero di bombardare l’Ucraina!

Per il momento, visto che lo fanno gli occidentali, anche la Russia avrebbe «il diritto di fornire armi dello stesso tipo alle regioni del mondo che potrebbero essere interessate a colpire gli interessi occidentali».

A queste dichiarazioni che vanno di escalation in escalation, di minaccia in minaccia, con la guerra che si incrudelisce sempre più, si aggiunga anche la preparazione, diciamo così, culturale. Janan Ganesh, editore associato del Financial Times, una Bibbia per il mainstream radical-chic dei nostri tempi, ha pubblicato un articolo dal titolo "Il prezzo della pace è la stagnazione", in cui, dopo aver mostrato che le arti, la scienza e l’economia si rinnovano e progrediscono grazie alla guerra, trae le conclusioni dicendo che: primo, il trauma porta l’immaginazione verso nuovi spazi, secondo, le idee risultanti si vendono meglio grazie allo sconquasso generato, infine che “la violenza stessa porta spesso all’innovazione tecnica”. Insomma, della serie: “la guerra sola igiene dell’umanità.

L’aspetto più drammatico di tutte queste notizie sta proprio nel fatto che ormai la classe dominante europea dà per scontato che si va verso una guerra, perché è fallita l’ipotesi (ingenua) che bastava fare il muso duro ed il regime di Putin sarebbe crollato. Non solo si è rafforzato, a spese dei pochi ma tenaci obbiettori ed oppositori russi, perseguitati in patria e malvoluti fuori, ma risulta chiaro che non si riuscirà a batterlo sul terreno militare, né lui sarà disposto a cedere.

Stabilito che l’Europa, l’Occidente non può cedere, né abbassarsi a cercare la trattativa, non rimane che prepararsi all’inevitabile guerra. Nascondendo, anzi rimuovendo il fatto che essa diventerà nucleare, e la distruzione si abbatterà sull’Europa.

Domani e dopodomani andremo a votare; potrebbe essere una delle ultime occasioni che abbiamo per opporci, per manifestare con voce chiara che i popoli d’Europa, quelli responsabili, la guerra NON LA VOGLIONO!!!

Al termine di una campagna elettorale in cui si sono tentate tante “distrazioni di massa”, in cui si vuol far credere che l’alternativa sia tra europeisti (scordandosi che molti di questi sedicenti europeisti sono stati tenaci demolitori dell’idea di un’Europa unita solidale vicina ai propri popoli) e sovranisti, il tema della pace, almeno in Italia, sembra riguadagnare voce.

La vera posta in gioco oggi è la questione pace e guerra; se riteniamo che l’Occidente, perciò l’Europa, debba affrontare i cambiamenti epocali cercando nuovi equilibri e la coesistenza con altri popoli e culture, oppure riteniamo che la presunta supremazia occidentale possa essere difesa solo con la guerra.

Gravissimo sarebbe pensare che i giochi sono già fatti, che in fondo tutti i partiti sono uguali, che le elezioni non servono; mai come oggi servono a lanciare un messaggio chiaro: sulla pace e sulla guerra si possono perdere o guadagnare consensi.

Una forte affermazione delle liste e dei candidati che all’interno si battono per la pace potrebbe iniziare un’inversione di tendenza; è difficile, lo so, ma …. potremmo non avere tante altre occasioni.

Il coordinamento AGiTe tramite la campagna #tivotosolose, ha raccolto l’impegno di 52 candidati (vedi) alle elezioni regionali (Piemonte) ed europee (NordOvest) su 2 punti specifici ma significativi: 1 adesione al Trattato ONU che mette al bando le armi nucleari, 2 riduzione, non aumento, delle spese militari.

In altri tempi avrei detto stiamo attenti a impegni “chiacchiere e distintivo”, ma oggi si tratta di candidati coraggiosi, perché nel clima in cui siamo, ci vuole coraggio e determinazione a dichiararsi pacifisti, in quanto si viene additati come disfattisti, irresponsabili.

Votiamo per loro, per le loro liste, diamo loro la preferenza.