2 sono gli eventi di questa settimana su cui vorrei soffermarmi: le due marce nonviolente verso Gaza e l’attacco di Israele all’Iran.
Ci sono stati 2 tentativi di portare viveri e aiuti alla popolazione di Gaza, da quasi 3 anni sotto le bombe israeliane, ed ora ridotta alla fame: la freedom flotilla, via mare, con la partecipazione della nota attivista ecologista Greta Thunberg e la global march to Gaza, via terra, con la partecipazione di diversi attivisti dall’Italia e 2 da Torino.
La nave della flotilla è stata sequestrata ancora in acque internazionali, e i componenti presi prigionieri da Israele, i secondi sono fermi all’aeroporto del Cairo, da dove avrebbero dovuto iniziare la loro marcia fino al valico di Rafah, anch’essi sequestrati dalle autorità egiziane. Stessa reazione da parte di Israele e di Stati arabi.
Si tratta di iniziative innocue: portare aiuti alimentari e sanitari, controllabili e verificabili, un compito che spetterebbe a tutta la comunità internazionale, che invece assiste silente a questo immondo massacro; sono azioni nonviolente, promosse dalla società civile, dal basso; qualcuno chiede a più riprese ed in più occasioni dove sono i pacifisti; eccoli, sono lì, a pagare di persona, a rischiare perché in questo "mondo al contrario", non sono i mercanti d’armi, coloro che portano guerra e distruzione, ad essere fermati, ma chi porta cibo, acqua, medicine, tacciato di essere terrorista, che si vede costretto a violare un ordine che genera solo disordine.
E cosa fanno gli Stati, anche quelli cui questi, sì volenterosi cittadini appartengono? Nulla, al massimo cercano di prendersi i propri concittadini per portarseli a casa. Non sanno, o forse se ne rendono conto benissimo, che collaborare a reprimere iniziative nonviolente come queste, significa fare “promozione” per altre iniziative violente!
Un giorno, quando i libri di storia riporteranno la vergogna di un occidente che vuole spendere per armarsi fino ai denti per mantenere la propria egemonia sul mondo, ma incapace di realizzare quella politica internazionale delle regole di cui si riempie la bocca, e assiste senza fare nulla al massacro di un intero popolo, saranno questi episodi che potranno riscattare la dignità europea.
L’altro episodio è l’attacco, senza giustificazione alcuna, di Israele all’Iran. Aldilà di quel che uno possa pensare del regime degli Ayatollah (e io spero che questo possa cadere il prima possibile), oggi l’Iran non attacca né minaccia Israele; è Israele la minaccia per tutti i vicini; Netanyahu continua a portare guerra ovunque, e lo fa perché sa di essere protetto, dagli Stati Uniti in primis, e dall’Occidente tutto.
Il problema per chi desidera uscire da questa follia è: come è possibile fermare Netanyahu, e Netanyahu è oggi, purtroppo, Israele, anche se esiste una larga fascia di israeliani, ebrei e arabi,che protestano contro il proprio governo, e dobbiamo sostenerli.
Esso costituisce un esempio negativo, un modello che al momento sembra vincente: più aggredisci, più sei violento, più fai paura e nessuno oserà toccarti.
Sarebbe ora che la comunità internazionale adotti sanzioni contro questa macchina da guerra, che sulla guerra vive e prospera, e null’altro sa fare se non la guerra, a cominciare dall’Unione Europea: embargo su ogni forma di collaborazione militare, sospensione di accordi commerciali fin quando almeno non ci sia un cessate il fuoco duraturo e la cessazione di ogni atto ostile nei confronti dei vicini, riconoscimento dello Stato di Palestina.
E’ il minimo che si possa chiedere anche se dubito che verranno mai attuate.
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