venerdì 20 giugno 2025

21 giugno fermiamo il riarmo

 

L’ennesima guerra tra Iran e Israele con possibilità di allargamento agli Stati Uniti mostra che il mondo si è fatto pericoloso.

Il diritto internazionale, che non ha mai goduto gran buona salute, viene continuamente fatto a pezzi; tutte quelle istituzioni, quell’impalcatura, che pur con tutti i suoi difetti, ha cercato di garantire un minimo di rispetto di regole, favorendo soluzioni pacifiche, come le Nazioni Unite, la CSCE, i vari trattati antinucleari, sono ormai emarginate o stracciate.

Molti ritengono che, vivendo in un mondo pericoloso, occorre attrezzarsi, armarsi e armarsi, in modo da essere pronti a rispondere ad eventuali aggressioni.

E’ la politica perseguita dai nostri governanti europei, che per questo stanno approntando un colossale piano di armamenti per rendere, loro dicono, l'Europa più sicura.

In realtà la corsa agli armamenti non è iniziata adesso: è in corso da almeno 20 anni

Le spese militari dei Paesi NATO membri dell’Unione Europea (considerando le definizioni e i dati della NATO) sono passate da 145 miliardi di euro nel 2014 a una previsione di bilancio di 215 miliardi nel 2023 (calcolata a prezzi costanti 2015); nel 2023 la spesa per gli armamenti nei Paesi UE della NATO ha raggiunto i 64,6 miliardi di euro (+168% nel decennio).

Non si tratta dunque di riarmare l’Europa, ma di moltiplicare un riarmo già in atto.

Non è assolutamente vero che l'Europa sia sguarnita in quanto a difesa; forse quello che  manca è l'insieme di tecnologie, di potenza, di armi sofisticate tale da renderla una grande potenza imperiale.

 Qual è lo scopo di questo riarmo? Innanzitutto quello di rinvigorire l'industria degli armamenti; molti degli attuali governanti europei da lì vengono, a cominciare da Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Merz, il nostro ministro della difesa Crosetto; in secondo luogo quello di poter stare alla pari con gli Stati Uniti la Russia la Cina come grande potenza imperiale; poi c'è quello di difendere non tanto la nostra democrazia e le nostre libertà, altri sarebbero i mezzi da utilizzare, ma la nostra egemonia nel mondo, la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e delle risorse, finora assicurati di concerto (sottoposto) con gli USA: ora si teme che gli Stati Uniti perseguano interessi divergenti dai nostri.

La conseguenza è di rendersi minacciosi nei confronti di altri paesi, considerati concorrenti ed avversari: si dice che la Russia si stia preparando ad attaccare l'Europa nel 2030 per cui noi dobbiamo essere pronti ad attaccare la Russia nel 2030: questa rischia di essere la classica profezia che si autoavvera.

L'Europa sarà più sicura solo se partirà un vero e proprio piano di disarmo, se verrà ridata autorevolezza all’ONU, ripristinata la CSCE.

Si dimentica completamente la storia; si cita fino alla noia il mito del patto di Monaco che nel 38 avrebbe provocato la seconda Guerra mondiale per colpa dei pacifisti (le cose andarono diversamente ma questo meriterebbe un discorso a parte); si dimentica, invece, che tutte le volte che ci sono state corse agli armamenti queste sono sfociate in guerra: il caso più evidente è quello della prima guerra mondiale: una guerra terribile per i tempi; oggi che cosa significherebbe? Una guerra atomica.

La maggior parte della popolazione europea è refrattaria a questo piano di riarmo; in particolare in Italia tutti i sondaggi danno la maggioranza della popolazione contraria e ancor meno disposta ad andare a combattere per non si sa bene quali obiettivi e contro quale nemico.

Dobbiamo dar voce a questa maggioranza; per questo un insieme di associazioni piccole e grandi si troveranno sabato per una grande manifestazione nazionale a Roma.

Per protestare contro tutte le guerre in corso.

Per fermare quel massacro che si sta compiendo a Gaza nel silenzio della cosiddetta comunità internazionale, che qui non vede violazioni del diritto internazionale né della politica internazionale basata sulle regole.

Per contrastare questa deriva riarmista, per spingere forze politiche a lavorare sinceramente per la pace e non per la guerra, i governi ad ascoltare la maggioranza dei propri cittadini.

Io mi unirò alla manifestazione sabato 21 giugno e spero di essere in buona ed ampia compagnia.

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