venerdì 28 ottobre 2022

Commento (tardivo) alle elezioni

 

Partiamo da alcuni dati. Una volta, quando i sondaggi erano alle prime armi e la politica qualcosa di diverso dal marketing, si usava confrontare i risultati elettorali con il turno precedente, oggi si tende a confrontarli con i sondaggi fatti qualche settimana prima.

Ora dal 2018 ad oggi il centrodestra è rimasto sostanzialmente uguale, con un piccolo avanzamento (400mila voti in più), ma con un grosso travaso interno: FDI (e chiamiamo i partiti con il loro nome non con quello del leader, che sarà importante, ma non vince, o perde, da solo, o da sola) ha prosciugato i suoi alleati esattamente come una volta faceva Berlusconi (qui invece bisogna proprio citare il personaggio, essendo il partito una sua proprietà, proprio come le sue aziende); ciò non è indefferente, perchè si tratta di uno spostamento sull'ala destra della destra. Il M5S è il grande sconfitto perchè risulta aver perso 6 milioni di voti, ma poichè era dato per morto 20 giorni fa (forse un desiderio più che un dato reale dei giornaloni, establishment, casta politica desiderosa di danzare sul cadavere di coloro che hanno osato entrare nel salotto senza essere invitati e col preciso scopo di sbatterli fuori!), ora che si è rivelato vivo e vegeto per quanto dimezzato, festeggiano.

Il PD ne ha persi poco meno di 1 milione rispetto ai pur deludentissimi risultati di 5 anni fa, segno di una crisi irreversibile di questo partito percepito come “il” partito dell’establishment (e forse lo è per davvero), dunque poco amato, per usare un eufemismo, dai ceti popolari e dal piccolo popolo dell’alternativa, ma non riconosciuto come proprio neanche da quegli ambienti che nell’establishment si riconoscono.

La sinistra (il PD non è un partito di sinistra, nel migliore dei casi è di centro, per non dire di destra moderata e liberale) divisa e dispersa nelle posizioni più variegate e fantasiose somma a 1,7 milioni di voti, il 6 % dei voti validi, ma il 3,6 degli elettori: ben poca cosa, soprattutto ininfluente, se pensiamo alla sua divisione.

Un primo dato da sfatare è che ci troviamo di fronte ad un’ondata nera. FDI ha il voto di poco più del 15% degli elettori, tanti, troppi, ma non un’ondata, mentre la destra che torna la governo è comunque lontana dai fasti dei tempi d’oro del cavaliere, avendo 12 milioni di voti (contro I 19 di allora) pari al 27 % degli italiani, il fatto è che manca l’altro di schieramento, che ha rinunciato a “combattere”, preferendo l’inutile e irresponsabile astensione, mentre I dirigenti politici han preferito farsi la Guerra tra loro piuttosto che opporsi all’avversario, unito ad una legge che falsa la rappresentatività e punisce chi non si coalizza, questo 26% diventa il 44 dei voti validi ed il 60% degli eletti.

Bel capolavoro caro Letta, vero? E cari tutti che vi fa schifo la politica perchè non vi trovate il vostro personalissimo partito?

Detto questo rimane il fatto che c’è un elettorato di destra si è andato estremizzando sempre di più e che non si riesce a scalfire nonostante gli evidenti fallimenti del ceto politico cui hanno dato fiducia.

A questo non corrisponde una forza, pur minoritaria, di sinistra, che metta al centro i temi sociali, non solo quelli radical-progressisti, tutti incentrati sui diritti individuali, alcuni dei quali alquanto discutibili; in Francia, in Grecia (poi massacrata dall’establishment europeo per aver osato vincere le elezioni), in Spagna, questa si è materializzata, in Italia sembra invece essere prigioniera di se stessa. Tutti i tentative, dall’alternativa del 2008, alla rivoluzione civile del 2013, sono falliti, anche perchè appaiono più un residuo di vecchi partiti e ideologie ormai scomparse, e soprattutto in un Paese come l’Italia, impietoso nei confronti dei perdenti, non ha futuro.

La campagna elettorale è stata noiosa e brutta; oggi abbiamo 2 enormi emergenze che rischiano di travolgerci: i cambiamenti climatici e la guerra, temi quasi assenti; eppure con la questione sociale costituiscono i punti sensibili per il popolo di sinistra. C’è da meravigliarci se poi molti di questi non sentendosi rappresentati da nessuno si siano rifiutati di andare a votare?

E i movimenti? Non illudiamoci, non stanno molto meglio, anzi, non stiamo meglio, giacchè io mi considero tra questi. Essi sono estremamente minoritari, vanno o su temi troppo grandi, o su piccole battaglie separate l’una dall’altra; gridano vittoria se si ritrovano in qualche centinaio, ma il popolo, la gente non ci considera, non ci segue, ci vede come o un dato simpaticamente folcloristico, o, nella maggior parte, come un fastidio.

Mi fanno ridere, ma anche rabbia, quegli slogan roboanti, tipo “siamo l’onda”, forse una riflessione si impone anche tra noi.

Eppure l'elemento più drammatico della situazione politica italiana non è tanto la vittoria destra, che è totale politicamaente, ma limitata nei numeri, quanto nell'assenza di un'opposizione: è questa la differenza con le vittorie di Berlusconi nel 94 e nel 2001.

C'è da sperare che di sconfitta in sconfitta qualcuno le domande se le ponga e alla fine si trovi una quadra, perchè il popolo della sinistra esiste, solo che è sfiduciato, disperso. Ha bisogno di un soggetto che lo rianimi e, soprattutto, lo faccia sognare.

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