La tragica vicenda di Giulia Cecchin ci ha colpito tutti. Tante parole sono state spese per manifestare il comune sconcerto di fronte ad una giovane vita così drammaticamente stroncata dall'odio, dalla violenza, da un assurdo concetto di possesso sostituito a quello che dovrebbe essere l'amore per l'altro.
Io vorrei esprimere due pensieri a latere, suggeritimi non tanto dalla vicenda in se, quanto dalle discussioni che questo ennesimo femminicidio ha suscitato.
La prima è che nella tragica circostanza, che non può che sprofondarci in tristezza e rabbia, non dovremmo dimenticare che gli omicidi in generale ed i femminicidi in particolare sono in diminuzione nell'ultimo decennio; e sempre le statistiche ci dicono che il tasso di femminicidi in Italia è il più basso d'Europa. Anche una sola donna ammazzata è troppo (anche uomini), ma ci può consolare che non siamo di fronte ad un fenomeno in crescita, una diffusione di una mentalità maschilista tra i giovani, al contrario c'è da sperare che si stia diffondendo un sempre maggior rispetto per le donne, per cui, fa ancor più orrore il persistere di queste tragedie. E, per una volta, possiamo vantarci di un primato, che smentisce chi, manipolando i fatti, sostiene che la nostra cultura sarebbe più arretrata e per questo generatrice di femminicidi, rispetto a quelle che vengono definite "progressiste"
L'altro elemento, che mi preme ancor più di sottolineare è l'attacco che il mondo della cultura cosiddetta progressista fa alla cultura cristiana ed alla chiesa. Da più parti si insinua, neanche tanto indirettamente, che all'origine dell'arretratezza culturale italiana ci sarebbe la morale cattolica, un tempo, ma non certo più adesso, era diffusa tra il nostro popolo. Ora i dati già dimostrano quanto mistificante sia questo discorso, ma visto che si sostiene che la chiesa avrebbe nei secoli insegnato la sottomissione della donna il patriarcato e la supremazia del maschio, non volendo intervenire sui secoli passati voglio scavare nella mia personale memoria.
Io sono stato educato in una famiglia profondamente e sinceramente religiosa, frequentavo gli oratori e l'azione cattolica (anni '60/'70). Lì mi è stato insegnato che il rapporto con l'altro sesso deve essere basato sull'amore, che l'amore non contempla il possesso, che esso si basa sul rispetto reciproco, sull'incontro libero di un uomo e una donna che non devono mai essere considerati strumenti del proprio piacere; che l'amore è completamento reciproco, è donazione di sé all'altra/o, è gioia ma comporta anche sacrificio.
E devo dire che il primo posto dove ho sentito parlare di sesso in maniera seria è stato proprio in parrocchia. Certo una visione molto diversa da quella corrente oggi.
Dire che i femminicidi in Italia sono favoriti dal permanere di una cultura cristiana è una falsità, e trovo estremamente scorretto approfittare di un fatto tragico come l'uccisione di Giulia per portare avanti una battaglia culturale (il Kulturkampf) contro il sentimento religioso, offensivo verso chi crede in Colui che ha donato la propria vita per amore, e questo ha insegnato a fare, non a toglierla.